La clinica dello Scambio di Simona Mancusi
Sofia
odiava gli specchi, guardarsi non era mai facile per lei. Ogni volta che lo
faceva attribuiva a se stessa nomignoli dispregiativi: Brutto anatroccolo,
scherzo della natura, spaventapasseri. Aveva trent’anni, labbra sottili, un
grosso neo sulla fronte, il seno troppo grande, la cellulite.
«Specchio
specchio delle mie brame, chi è la più brutta del paese?»
domandò.
«Tu
Sofia, sempre tu. Su, non me lo far ripetere ogni giorno che mi sento pure
scortese.»
Lei, sospirando, si lasciò cadere
sul pavimento.
«Uffa non
troverò mai marito.»
«Forse
una soluzione ci sarebbe…»
«Ossia?»
«Ci
pensavo ieri, quando hai invitato le tue amiche a casa per quella tisana. Laura
si lamentava del fatto che ha poco seno e, in effetti, tra lei e un manico di
scopa non c’è molta differenza. Caterina mi si è avvicinata toccandosi quegli orribili
capelli crespi, si era pure passata la piastra, ma niente, quelli non volevano
proprio saperne di stare diritti. Valeria si vorrebbe più alta, Sabrina più
magra.»
«Sì
però i loro problemi non sono gravi come i miei e poi scusami, ma continuo a
non capire quale possa essere la soluzione.»
«Potresti
donare una taglia del tuo seno a Laura e chiederle in cambio un po' delle sue
labbra, dato che lei ce le ha carnose. Caterina potrebbe donare qualche
centimetro d'altezza a Valeria e tu dare a lei un po’ dei tuoi capelli. Ne hai
talmente tanti che neppure noteresti la differenza! Da Sabrina, invece, prendi
qualche chilo da farti distribuire sul sedere.»
«Perché?
Cos’ha il mio sedere che non va?»
«Sembra
un’arancia… Appassita».
«Grazie,
sei sempre cortese. »
«Figurati, dovere.»
Sofia si
mordicchiò l’interno della guancia dubbiosa. «E comunque non saprei cosa dare a Sabrina
in cambio dei suoi chili...»
«Il
colore degli occhi.»
«Ma
ce li ho marroni!»
«Ah
già, fanno schifo anche quelli.»
«La
tua gentilezza mi commuove.»
«Lo so.»
«Ma
dici che si potrebbe fare davvero questa cosa dello scambio?»
«Certo!
Esiste un centro chiamato Clinica dello scambio. Dirigetevi lì e un dottore
vi aiuterà.»
«Ma sarà
costosissimo!»
«No,
per le brutte è gratis. Lì adorano fare beneficenza ai casi disperati.»
Felice di quella scoperta, Sofia si
recò a casa delle sue amiche per proporre loro lo scambio. Alcune si mostrarono
entusiaste, altre un po' spaventate, ma alla fine accettarono tutte. In fondo
raggiungere la perfezione era il sogno di qualsiasi donna. Perché convivere con
dei difetti se si poteva essere impeccabili? Così, una mattina di ottobre, tutte
insieme si recarono presso la clinica. Le ragazze erano su di giri al
pensiero che, qualche giorno più tardi, sarebbero uscite di lì senza difetti.
Ognuna aveva sempre invidiato qualcosa all'altra e ora, proprio quel qualcosa, poteva
finalmente appartenerle.
Dopo due giorni di ricovero le ragazze
uscirono dalla clinica che non sembravano più loro. Sofia, durante il
tragitto verso casa, non fece altro che ammirarsi attraverso lo specchietto
retrovisore dell’auto. Le sue labbra erano pompose come le aveva sempre desiderate
e che dire del sedere? Altro che quello di Jennifer Lopez! Il neo, invece, lo
aveva ceduto a Laura, lei lo adorava, diceva che le conferiva un’aria
orientale. Non appena rincasò, Sofia corse nella sua stanza. «Specchio specchio delle mie brame, chi
è la più brutta del paese?»
«Ludovica
mia cara, ora è lei la più orrenda delle creature.»
A sentire il nome della sua ex compagna di classe, Sofia
sorrise. Quante volte quella strega l’aveva presa in giro per i suoi difetti
fisici? Finalmente la situazione si era ribaltata.
Trascorsero
settimane di felicità per le cinque amiche, finché Sofia iniziò di nuovo a
dubitare della sua bellezza. Forse doveva fare qualcosa per migliorare anche i
capelli, non era più così convinta che neri le stessero bene e poi li voleva
più lucidi e le labbra, non sarebbe stato meglio ingrandirle un altro po’? Interrogò
specchio che stavolta le rispose: «È ancora Ludovica la più brutta, ma
la tua bellezza presto svanirà.»
Sofia si
addormentò sconsolata e, in piena notte, riaprì gli occhi in preda al terrore.
Sentì che qualcosa di viscido le stava camminando sulla bocca. Accese la luce e
corse davanti allo specchio. Dei piccoli insetti, dotati di centinaia di
zampette, fuoriuscivano dalle sue labbra. Si spogliò, anche il sedere ne era
invaso. Urlò in preda al terrore. In sottofondo udì il suono della risata di
specchio.
«Questo
è quello che succede a chi non sa accettarsi mia cara, vede mostri ovunque.»
«E
ora come faccio a liberarmene?»
«Non
puoi, loro vivono dentro di te.»
Sofia si
inginocchiò sul pavimento e iniziò a piangere. Gli insetti si moltiplicarono e,
pian piano, le offuscarono la vista. Corse fuori, andò a bussare a casa di
Laura, anche lei era piena di vermi sul volto, così come Caterina, Sabrina e
Valeria. Tutte si ritrovarono a girovagare per la città disperate. Più
passavano le ore e più i loro corpi diventavano putridi. Oltrepassarono il
bosco per raggiungere la clinica dello scambio, ma l’edificio era vuoto e buio,
delimitato da un grosso cancello che nessuna delle ragazze aveva mai notato
prima. Sofia urlò il nome del dottore, aggrappandosi alle sbarre di ferro e,
proprio in quel momento, si accorse che dal corpo di Laura si stava staccando
un orecchio. Sabrina emetteva ululati simili a quelli dei lupi, dai capelli di Caterina
fuoriusciva un liquido verde, che pareva vomito e Valeria aveva le pupille allargate
e metà cranio aperto. A un certo punto si avvertì lo scoppiettio delle foglie. Sofia
si voltò di scatto, il chirurgo era lì, a pochi passi da loro.
«Ti
prego facci tornare come eravamo prima dell’intervento» lo supplicò, ma la sua voce venne
sovrastata dai versi di migliaia di pipistrelli che stavano scendendo giù dagli
alberi. Questi si posarono sui corpi delle cinque ragazze per abbeverarsi del
loro sangue, mentre i rami oscillavano nell’oscurità, in balia del vento. In
sottofondo l’eco della risata di specchio. Sofia emise un urlo di terrore. Riaprì
gli occhi. Si mise a sedere sul letto e si voltò in direzione dello specchio.
Fu felice di rivedere le sue labbra sottili, il neo sulla fronte, il seno
sproporzionato … Si era trattato solo di un brutto incubo. «Specchio specchio delle mie brame
chi è la più brutta del paese?» domandò. Fu felice di non udire risposta e sorridendo
riappoggiò la testa sul cuscino. In fondo, si disse, poteva imparare a
conviverci con i suoi difetti fisici.
Simona Mancusi
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