In the Mood for Love di Wong Kar-wai - di Rosa Pace





Non è un film recente, In the Mood for Love è uscito nel 2000, ma è uno di quei film che continuo a voler raccontare, a rivedere e soprattutto a consigliare. Perché è un film bellissimo, un capolavoro che non smette di incantarmi. Wong Kar-wai è un regista che apprezzo profondamente, per la sua capacità di restituire il sentimento umano nella sua forma più poetica e trattenuta.


Mi affascina la sua regia: ogni inquadratura è pensata, scolpita nella luce, nella geometria degli spazi, nel silenzio. La fotografia, firmata da Christopher Doyle, è ipnotica, le luci morbide, calde, spesso tagliate da ombre e riflessi che sembrano aggiungere profondità all'anima dei personaggi. La colonna sonora è indimenticabile, e accompagna ogni scena con una sensualità che non ha bisogno di mostrare, solo di suggerire.


La storia è semplice ma densa di sottintesi: due vicini di casa, nella Hong Kong degli anni Sessanta, scoprono che i rispettivi coniugi li tradiscono. Tra loro nasce un legame fatto di sguardi, parole non dette, gesti misurati, trattenuti, ma carichi di un’intimità intensa. Non dirò altro sulla trama, perché è un film che va vissuto lentamente, come un’emozione che si rivela un passo alla volta.


C’è uno scambio di sguardi che dice tutto, c’è il salire e scendere di una gradinata che diventa un luogo di incontro e separazione, ci sono mani che si sfiorano e si trattengono. La seduzione qui è fatta di distanza, di sospensione, ed è forse proprio per questo che risulta così potente. Non c’è un solo centimetro di pelle scoperta, eppure è uno dei film più sensuali che abbia mai visto.


È un tipo di cinema orientale che mi ha sempre appassionato: sobrio ma profondamente emotivo, elegante ma viscerale. Un approccio alla narrazione che lascia spazio al silenzio, al tempo, all’immaginazione dello spettatore.


Presto recensirò anche un altro film di Wong Kar-wai che mi ha colpita allo stesso modo, e che merita altrettanta attenzione. Ma In the Mood for Love resta, per me, uno dei vertici assoluti del cinema contemporaneo.


Consigliato a chi ama la bellezza che sussurra, e non urla.

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