Ancora uno Bart - di Antonio Tripaldi



“Nah! Versane ancora uno Bart”
“Nessuno ti aspetta a casa stasera? La signora?”
“La signora è dai suoi per il cenone quindi, versa pure, e versane uno bello grosso”
Il bar era quasi deserto. Tranne qualche avventore seduto ai tavolini, seduto al bancone c’era solo lui, Robert. Non aveva alcuna voglia di tornare a casa e starsene da solo quella sera.
“Come mai non sei insieme a Carla per le feste?”
“Solite storie Bart, incomprensioni, gelosie. Quando si è ancora all’inizio tutto sembra bello e pieno di emozioni, poi vi conoscete a fondo, andate a vivere insieme. Per te subentra la noia, per lei il fastidio ed il sospetto. Ancora uno Bart.”
“Guarda che tra un po devo chiudere”
“‘Naaah. Chiama due pollastrelle e spassiamocela un po insieme stasera”
“Non avrai già bevuto un po troppo?”
“Io bevo sempre il giusto, vai con il liscio”
Verso’ l’ennesimo whisky fino all’orlo, sperando fosse l’ultimo. “E Janet che fine ha fatto? La vedi più?”
“Naaah amico. Ha fatto le valigie e mi ha piantato in asso. Se non sbaglio era sempre intorno a Natale. Ma sai una cosa? Voleva sempre fumare erba ed io non ho più l’età. Non sono più un ragazzino”
“Ma hai l’età per bere a volontà giusto?”
“Dovevo beccare giusto io il barista con una coscienza? Bere mi fa dimenticare di essere scontento, mi accontento, guarda che bel cielo blu, guarda quel vulcano che sta eruttando la sua lava nella nostra direzione, favoloso”
“Per questo Carla è dai suoi?”
“Naaah. Era in giro con le stupide amichette; io mi trovavo all’altro lato del passeggio con i miei stupidì amichetti. Nel mentre lei passava di fronte a me, passa una mia vecchia conoscienza e ci salutiamo con lo sguardo. Apriti cielo”
“Ha mal interpretato? Possibile che un tipo come te, con tutte le cose che mi hai raccontato e che ho visto con i miei occhi…possibile che tu nei suoi confronti sia sempre innocente?”
“Innocente non lo era neanche quel bambinello che si usa mettere nella mangiatoia ogni anno a Natale. Se si spara sempre nel mucchio, e’ normale che ogni tanto la tua mira sia impeccabile. Ma ogni tanto però. Ancora un altro Bart.”
“Come pensi di risolverla questa?”
“Non si può fare niente per rimediare a niente. Solo il tempo puo migliorare o mitigare o far dimenticare qualcosa. L’abitudine Bart, l’essere umano si abitua a tutto…a tutto!!!”
“Si abitua anche a te? Ahah”
“Sono io che non mi abituo mai a niente. Dai Bart, il bicchiere piange”
“Puoi essere serio una volta tanto?”
“Penso che domani la chiamerò, le darò gli auguri, le dirò di tornare da me, che questo piccolo verme ha bisogno del suo amo per pescare ancora, pescare perle da donare a lei”
“Che poeta”
“Buone feste a tutti” Entro’ una donna nel bar. Molto avvenente, altezza media, scura di capelli, vestita con buon gusto. Robert la osservò tutto il tempo. Bart osservando il suo abituale cliente scosse la testa. La donna si sedette vicino a Robert.
“Come va schianto? Bevi con me? Bart due di quello che desidera il raggio di sole”
Bart, rassegnato verso’ due amari, quello che desiderava la signora.
“Ti piace leggere?” le chiese Robert.
“Mi piace ascoltare”
“Allora ascolta la mia storiella sul Natale”

Tornato a casa verso l’una di notte, Robert apri’ una bottiglia di vino rosso. La serata era quella giusta, il silenzio era quello giusto, l’alcol in circolo anche. Si sedette al tavolino dove in mezzo stava la sua vecchia macchina da scrivere e, tra un sorso e l’altro, cominciò a scrivere una poesia:

                     “Consumo l’ottimismo come
                       Cicche d’amore spente ma
                       È natale…”

Fu interrotto dallo squillo del telefono di casa. Si alzò ed andò a rispondere con il bicchiere in mano.
“Siiiiii”
“Robert, sono Jessica, disturbo?”
“Naaaah Jessie, sono appena le due di notte…”
“Lo so scusami e’ che…il tuo agente mi ha detto che eri solo a casa, Carla è via, volevo sentire se andava tutto bene”
“Alla grande grazie del pensiero, tu come va?”
“Ah le solite. Anche io sono sola a casa, ma sei ubriaco?”
“Ooooooh siiiii ma non al punto giusto tesoro”
“Senti, qua in redazione sono rimasti scioccati dal tuo racconto sul Natale. Ma come ti è venuto di scrivere tutte quelle corbellerie?”
“Voi non capirete mai l’arte. Ogni critico è un romanziere fallito e…”
“Senti Robert, ok la tua prosa è musica anche quando parla di porcherie da maschi e cose del genere, ma non puoi pretendere che la rivista faccia leggere a dei bambini una cosa così macabra…tutt’al più sul Natale”
“Jessie hai una voce così sensuale, perché non passi da me e ne parliamo con un bel bicchiere di vino”
“Robert…”
“Seeeee…ma cosa pretendevano? Che parlassi di regali sorrisi e smancerie del genere? Io ne ho un vaghissimo ricordo. La mia vita urlo e furore come diceva il bardo”
“Ma almeno una cosa più soft”
“Non va bene un babbo natale ubriaco che sventra le renne, fa il filo alla Befana e sfascia tutti i regali che con fatica ha portato ai marmocchi del mondo? Magari che defeca nel camino di casa tua e canta la ninna nanna a tua nonna? Questa è arte moderna”
“No questa è pazzia. Quando hai scritto quella finta lettera indirizzata a quella famosa scrittrice, quella si’ che era arte. Eri dolce, geniale e controcorrente “
“Già…hai ragione, ma vedi…in quella lettera, in quelle finte lettere, ho aperto il mio petto, ne ho tirato fuori il cuore a mani nude e, con le mani grondanti di sangue, ho strizzato il mio cuore su quelle pagine; e tutto questo per una…aaaaah non voglio essere volgare, tutto questo per una che mentre scrive le sue stronzate , non sa fare altro che limarsi le unghie. Questo è il vero Robert. Scrivo e vomito dove mangio”
“Un grande pezzo d’uomo. Sei da sposare proprio”
“Aaaaaah stammi bene”
Appesa la cornetta torno’ alla sua poesia. Il vino ormai era finito, passo’ al limoncello come se niente fosse.

                            “Consumo l’ottimismo come
                              Le cicche d’amore che ho
                              Spento su di lei…e’ natale
                               Siate tutti più buoni”

Aveva fatto un buon lavoro. Poteva dirsi fiero. Sì gettò sul letto con la bottiglia a metà di limoncello. Penso’ a Carla, a Jessica, a Samanta, a…si addormentò di colpo, rovesciando un po’ di liquore sul lenzuolo.
La mattina quando si svegliò aveva mal di testa. Scese dal letto con una sensazione strana in petto.
Quando entrò nel salotto trovò Carla sul divano.
“Auguri amore ben svegliato”
“Cosa ci fai qui?”
“Sei ancora ubriaco? Ieri pomeriggio sei crollato e non ti sei più svegliato. I miei ti hanno voluto aspettare fino a mezzanotte ma alla fine li ho mandati a casa “
“I tuoi? Mandati a casa? Ma cosa dici? Mi riempi un bicchierino di vino?”
“Sei tornato ubriaco dalla presentazione del tuo libro di poesie. Mi hai urlato due insulti e sei crollato sul letto”
“Possibile che abbia dormito tutto questo tempo? Che giorno è oggi?”
“E’ natale tesoro, auguri di buon Natale”
“Naaaaah. Auguri anche a te amore”

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