23 dicembre 2025.
Roma, la città eterna, viene avvolta da una bufera di neve inaspettata. Tutto viene risucchiato da un silenzio anomalo: nessun veicolo in circolazione, solo un forte vento che piega i rami riducendoli a un groviglio e raffiche di neve che tingono di bianco il cielo.
Nel suo asettico appartamento di Trastevere, Andrea se ne sta sul divano a bere birra mentre guarda passivamente le immagini che scorrono sullo schermo della televisione. Che fosse la vigilia di Natale poco importava. Anzi, era il giorno dell’anno che odiava di più.
Roma, la città eterna, viene avvolta da una bufera di neve inaspettata. Tutto viene risucchiato da un silenzio anomalo: nessun veicolo in circolazione, solo un forte vento che piega i rami riducendoli a un groviglio e raffiche di neve che tingono di bianco il cielo.
Nel suo asettico appartamento di Trastevere, Andrea se ne sta sul divano a bere birra mentre guarda passivamente le immagini che scorrono sullo schermo della televisione. Che fosse la vigilia di Natale poco importava. Anzi, era il giorno dell’anno che odiava di più.
Esattamente quattro anni prima, Clara, sua moglie, si preparava per uscire e andare a lavoro.
— Ti fanno lavorare anche la vigilia di Natale? —
— Andiamo, Andrea, è il mio lavoro, lo sai! Ma tranquillo, alle 22:00 sarò di rientro. —
— Ti aspettiamo! —
— A dopo, amore! —
Uscì dopo avergli dato un dolce bacio e un sorriso che ancora oggi gli bruciava nel cuore.
Andrea si dedicò tutto il pomeriggio alla preparazione del cenone, nell’attesa che arrivassero amici e parenti. Decisero di aspettare Clara prima di iniziare la cena, nonostante qualcuno stuzzicasse l’aperitivo che lui aveva preparato per colmare almeno in parte la fame. Le lancette dell’orologio segnarono le 22:30 quando Andrea andò in cucina a controllare la cottura del polpettone con patate, il suo piatto forte. Tirò la teglia dal forno e avvertì una strana sensazione. Clara non era ancora arrivata.
Poi uno squillo. Due. Tre. Rispose. Dall’altro lato della linea, parole che lo colpirono allo stomaco, parole che cambiarono per sempre il corso della sua vita.
Uscita dall’ospedale, Clara era stata coinvolta in una sparatoria fra malviventi. Era morta sul colpo.
A nulla era servito qualsiasi tentativo di aiuto. Andrea si era chiuso completamente in sé stesso. Fotografo per passione, aveva perso la voglia di immortalare i momenti della sua vita: nessuno di essi aveva più senso da quando Clara era andata via.
Quella sera, all’improvviso, sentì un forte bussare alla porta. Si alzò e andò svogliatamente ad aprire. Non c’era nessuno. Solo una lettera, posata sullo zerbino. La aprì. All’interno, poche parole:
“Prendi la tua macchina fotografica e vieni al ponte. Abbiamo ancora una foto da scattare insieme.”
Andrea guardò nuovamente verso le scale, ma non vide nessuno.
Decise di vestirsi e dirigersi verso ponte Garibaldi, come il biglietto chiedeva. Percepiva una sensazione particolare, un richiamo che non riusciva a ignorare.
Arrivato lì, la vide.
Sul ponte, avvolta dalla neve che cadeva lenta, Clara. Indossava un abito di raso rosso che esaltava la sua pelle diafana. I capelli corvini le cadevano come una cascata sulle spalle. Danzava seguendo una melodia che solo lei sembrava udire.
Andrea rimase immobile, incantato, temendo che un solo passo potesse dissolvere quella visione. Lei si voltò, lo vide e gli sorrise. Bella come non mai, gli fece segno di avvicinarsi.
Lui avanzò lentamente, il cuore che batteva come non accadeva da anni. Ogni passo affondava nella neve, ogni respiro si confondeva con il vapore del freddo. Quando fu a pochi metri da lei, Clara tese la mano.
— Ti aspettavo — sussurrò.
Andrea la guardò, incapace di parlare. Le lacrime gli rigavano il viso, si mescolavano ai fiocchi di neve.
— Sei reale? — riuscì a dire.
— Sono qui, come lo sei tu. Ma non per molto. —
Lei gli porse la macchina fotografica.
— Scatta. —
Andrea tremava. Puntò l’obiettivo verso di lei. La neve cadeva più fitta, il vento si placava. Premette il pulsante. Un lampo di luce bianca lo accecò per un istante.
Quando riaprì gli occhi, guardò il display.
L’immagine mostrava qualcosa di impossibile: lui e Clara, anziani, mano nella mano, davanti a un grande albero di Natale illuminato. I loro volti segnati dal tempo, ma sereni, felici.
Andrea restò immobile, incapace di respirare. Poi, con le mani che gli tremavano, fece scorrere le immagini precedenti.
Una dopo l’altra, apparvero tutte le foto dei Natali che avevano condiviso insieme: il primo nella loro casa, quello con la neve del 2012, quello in cui avevano adottato il loro primo cane, quello dell’ultimo bacio prima che tutto finisse.
Ogni immagine era viva, come se il tempo avesse deciso di restituirgli ciò che aveva perduto.
Andrea posò lentamente la fotocamera sulla balaustra del ponte. Si avvicinò a Clara. Lei lo accolse tra le braccia, e insieme iniziarono a danzare sotto la neve, in silenzio, come se il mondo intero si fosse fermato per guardarli.
La neve li avvolse, cancellando ogni contorno, ogni ombra.
La mattina successiva, la vigilia di Natale, la tempesta era finita.
Un uomo che passeggiava sul ponte notò una macchina fotografica abbandonata. La raccolse, incuriosito, e accese il display.
Sul piccolo schermo apparve una fotografia: due innamorati che danzavano sul Tevere, avvolti dalla neve, mentre Roma dormiva sotto un manto bianco.
L’uomo sorrise, colpito da quella scena di dolcezza sospesa nel tempo. Poi guardò il cielo, e per un istante gli parve di vedere due figure che si allontanavano mano nella mano, dissolvendosi nella luce del mattino.
Un uomo che passeggiava sul ponte notò una macchina fotografica abbandonata. La raccolse, incuriosito, e accese il display.
Sul piccolo schermo apparve una fotografia: due innamorati che danzavano sul Tevere, avvolti dalla neve, mentre Roma dormiva sotto un manto bianco.
L’uomo sorrise, colpito da quella scena di dolcezza sospesa nel tempo. Poi guardò il cielo, e per un istante gli parve di vedere due figure che si allontanavano mano nella mano, dissolvendosi nella luce del mattino.

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